ANNO 15 n° 345
Turchetti (Uil): “A Viterbo l’Imu costa più di Napoli”
Le parole del segretario generale della Uil Viterbo Giancarlo Turchetti
11/12/2025 - 15:30

VITERBO - “A Viterbo l’Imu per la seconda casa costa più di Napoli. Il costo totale nella città dei Papi è di 1006 euro, nel capoluogo partenopeo di 662. Imu che a Viterbo costa più di tante altre città in Italia”. A dirlo è il segretario generale della Uil di Viterbo Giancarlo Turchetti sulla base di uno studio del servizio stato sociale, politiche fiscali e previdenziali, immigrazione della Uil, diretto dal segretario confederale, Santo Biondo.

Il sistema fiscale immobiliare italiano – dice Turchetti – è diseguale e confuso. Una vera e propria ‘lotteria fiscale’. A parità di condizioni economiche, il prelievo varia sensibilmente da un Comune all’altro e tra diverse categorie catastali. Servono valori che rispecchino il mercato, con verifiche periodiche e criteri omogenei su tutto il territorio nazionale”.

Ai fini della ricerca, facendo riferimento agli estimi catastali di ogni provincia, lo studio della Uil ha calcolato la rendita media degli immobili per cui è dovuta l’Imu. Fatta questa elaborazione, come previsto dalla normativa vigente, tale rendita media è stata rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente di riferimento. A questo valore, poi, sono state applicate le aliquote estrapolate dalle delibere comunali pubblicate, entro e non oltre il 28 ottobre, sul sito del Dipartimento delle Finanze.

“È bene precisare che, in Italia – spiega poi Turchetti –, l'imposta municipale propria non è dovuta sull'abitazione principale (a meno che non rientri tra le abitazioni di lusso delle categorie A/1, A/8 o A/9), ma su seconde case, immobili commerciali, aree edificabili e terreni agricoli. Sono equiparate alle prime case anche altre categorie specifiche come le case popolari, gli immobili delle cooperative edilizie a proprietà indivisa e adibiti ad abitazione principale dei soci assegnatari e i fabbricati utilizzati come alloggi sociali. Stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate del 2020, sono oltre 26,1 milioni i proprietari che versano l’Imu: per il 41% sono lavoratrici e lavoratori dipendenti e pensionati. Il gettito complessivo annuo è di 19,4 miliardi di euro”.

“La revisione dell’Imu, poi – sottolinea il segretario confederale Uil Santo Biondo – dovrebbe essere a gettito complessivo invariato: si aggiornano le basi imponibili, si abbassa l’aliquota di riferimento e si correggono le storture, senza gravare su chi già paga il giusto. Urge, quindi, maggiore progressività: chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore, case di lusso o immobili lasciati vuoti deve contribuire di più, mentre chi ha redditi medio-bassi, famiglie numerose o affitta a canone concordato deve beneficiare di sconti automatici e tutele certe”.

“Inoltre – precisa Biondo – non solo riteniamo intangibile l’esenzione sulla prima casa non di lusso, ma crediamo sia necessario uniformare le detrazioni comunali, per garantire pari trattamento ai cittadini con la stessa condizione economica, ovunque risiedano. Serve poi una regola nazionale chiara che definisca un range di aliquote entro cui i Comuni possano muoversi, con l’obbligo di spiegare pubblicamente ogni aumento. Meno discrezionalità e più responsabilità: se si alza l’aliquota, si deve dire con chiarezza per quali servizi e con quali risultati”.

“Pertanto – aggiunge Biondo – proponiamo l’istituzione di una banca dati unificata (catasto, anagrafe, utenze e locazioni) come strumento essenziale per stanare le false pertinenze e gli immobili fittiziamente ‘inutilizzati’. Recuperare la base imponibile significa alleggerire chi oggi paga per tutti. Inoltre, occorre una strategia unitaria che deve comprendere Imu, canone concordato, rigenerazione urbana e social housing per garantire meno penalità sugli affitti calmierati e più incentivi per chi ristruttura e rimette sul mercato l’invenduto e lo sfitto”.

“La riforma del catasto — conclude infine Santo Biondo — è il punto di partenza di un nuovo patto di fiducia tra Stato e cittadini che fornisca basi imponibili giuste, aliquote trasparenti e servizi misurabili. Solo così, si può chiedere a tutte e tutti di fare la propria parte senza sentirsi esattori di ingiustizie. La vera riforma fiscale inizia dal catasto: se non misuri bene, non puoi tassare bene. È una scelta di giustizia, equità e modernizzazione che il Paese deve avere il coraggio di fare, adesso”.






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